Davide Astori , un capitano per sempre : ( Fotogallery )

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Il capitano della Fiorentina Davide Astori

Le immagini del capitano della Fiorentina Davide Astori , per non dimenticarlo mai .

È tutta una questione di cuore la storia di Davide Astori. Quel cuore che lo ha tradito nella notte del 4 marzo, quel cuore di tanti appassionati di calcio – e non solo – in cui è rimasto. Quel cuore che l’aveva portato a correre dietro un pallone nel Ponte San Pietro, squadra satellite del Milan nelle valli bergamasche. E proprio nelle giovanili rossonere è cresciuto, con il mito da seguire di Alessandro Nesta, prima di passare al Cagliari e fare il suo esordio a 21 anni in serie A. Dopo andò nella Capitale, alla Roma, per approdare infine in maglia viola con la Fiorentina

Fin qui la carriera, poi c’è l’uomo. Perché senza capire l’uomo è difficile comprendere come mai la sua scomparsa abbia suscitato tanta emozione. Perché in un mondo del calcio come quello odierno, che vive del luogo comune del calciatore divo, viziato e superficiale, Astori si contraddistingueva per uno stile quasi d’altri tempi. Semplice, riflessivo, tranquillo: mai una parola fuori posto, mai un comportamento oltre le righe. Tutto questo, alla fine, ha creato intorno a lui una forma di stima e affetto condivisa. Astori era uno che nelle interviste ricordava con nostalgia perfino il tè del magazziniere della squadra degli inizi. Uno che dopo aver conosciuto bene la Sardegna disse che i bergamaschi e i sardi erano simili: diffidenti all’inizio, molto socievoli dopo. Forse, avrebbe voluto aggiungere, perché la diffidenza aiuta a proteggersi dalle delusioni e la fiducia va dosata.

Manuel Pasqual e Davide Astori

Uno che appena nominato capitano della Fiorentina si sentì quasi in imbarazzo di fronte ai compagni, a cui chiese di condividere con lui le responsabilità. Perché al di là di ogni facile retorica, Astori era così: un antidivo in un mondo di divi, un ragazzo tranquillo in uno sport spesso caratterizzato da eccessi. Diceva, scherzando, di fare il calciatore per hobby (ma aggiunse anche di apprezzare sempre di più, con gli anni, questo mestiere), amava l’architettura e le canzoni di Ligabue.

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    Astori

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    Franco Baresi, Vice Presidente Onorario di AC Milan e Ambassador di Fondazione Milan, ha dichiarato: “Da oltre vent’anni, la nostra Fondazione promuove i valori della famiglia rossonera a Milano, in Italia e in tutto il mondo. Questa occasione ci rende particolarmente orgogliosi, perché trova origine nella collaborazione tra le istituzioni e diverse realtà sociali. Unite dall’obiettivo della creazione di uno spazio di condivisione e di sport al servizio della comunità. Significa dare così a tanti giovani la possibilità di divertirsi, stare insieme e inseguire i propri sogni. La dedica a un uomo come Davide Astori ci riempie ancor più di orgoglio. È un ragazzo che ho avuto la fortuna di allenare quando giocava nel nostro Settore Giovanile. E che ha ispirato con il suo esempio tanti compagni, avversari e appassionati di calcio”. 

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    Davide Astori

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    Sono passati sei anni, da quel 4 marzo 2018 che ha segnato, in modo indelebile, tutto il calcio italiano. La Fiorentina si stava risvegliando ad Udine, all’Hotel Là di Moret, con all’orizzonte la partita del pomeriggio contro l’Udinese. Tutti arrivano nella sala adibita a colazione, tranne il capitano. Bussano alla sua stanza, una singola, ma non c’è risposta. Davide Astori è morto nel sonno, a causa di una patologia cardiocircolatoria sfuggita ai continui controlli medici a cui i calciatori vengono sottoposti. La morte è, obbligatoriamente per tutti, la conclusione della vita, ed a questa dà significato e forza. Gli esseri umani la rimuovano, faticano ad accettarla, proprio per la loro voglia di vivere. Tanto più la morte pare inaccettabile e traumatica quando colpisce un giovane, un’atleta nel massimo della sua forza fisica.

    Davide aveva 31 anni, compiuti un paio di mesi prima, era capitano della Fiorentina e calciatore della Nazionale, con 14 presenze e un gol realizzato. Un calciatore importante. Un difensore leale e capace di mettersi al servizio della squadra diventandone un punto di riferimento.

    Era arrivato alla Fiorentina il 4 agosto 2015, dal Cagliari, dopo una stagione giocata nella Roma, un anno non positivo. La modalità di trasferimento prevedeva il prestito oneroso con obbligo di riscatto. La Fiorentina guidata da Paulo Sousa, fu la sorpresa di inizio campionato, arrivando al primato in classifica e finendo il girone d’andata al terzo posto. Poi, come troppo spesso accade nella nostra storia, il mercato invernale deprime e non rafforza la squadra che conclude il campionato al quinto posto.

    Insieme a Gonzalo Rodriguez

    Davide forma, con Gonzalo Rodriguez, una coppia centrale che si integra benissimo, per complementarietà tecniche e intelligenza calcistica. A fine stagione la società viola lo riscatta, convinta di avere trovato in quel difensore mancino un punto fermo per gli anni a venire. Da Gonzalo eredita, quando l’argentino tornò a casa, la fascia di capitano. Davide è un uomo maturo, con le spalle solide e la testa al posto. Ama la città, vive Firenze intensamente, da subito, attratto dalla sua storia e dalla grande bellezza. È facile incontrarlo in centro, mentre passeggia con Francesca, spingendo la carrozzina con la figlia Vittoria.

    Davide Astori , il capitano per sempre

    Nel 2018, venne prematuramente inserito nella Hall fame, con questa motivazione: “È stato una dei protagonisti più veri e positivi del calcio, rifuggendo gli eccessi e i sensazionalismi. La sua maglia numero 13 sarà quella di capitano della Fiorentina per sempre”. Abbiamo istituito, nel 2019, un premio alla sua memoria, per noi prestigioso perché crea ponti e non barriere con i sostenitori di altre squadre: “Bandiera del Calcio DA 13”. Un premio riservato a quei pochi giocatori che hanno rappresentato per la propria squadra, ma anche per il calcio azzurro una vera e propria “Bandiera”. Un esempio in campo e fuori, per i valori sportivi, per l’attaccamento alla maglia. Un riconoscimento che rappresenta il naturale testimone lasciato dal patrimonio morale di Astori. Un premio che non ha una ricorrenza annuale e che stato assegnato, finora, a Gigi Riva e a Giacomo Bulgarelli.

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