Addio alla leggenda del calcio Gigi Riva . Ciao Rombo di Tuono

Gigi riva

Si è spento all’età di 79 anni la leggenda del calcio Gigi Riva . Aveva 79 anni

E è arrivata come un fulmine a ciel sereno alle 19.10 di ieri, lunedì 22: è morto Gigi Riva. Quando si è saputo che il campionissimo era ricoverato in ospedale a Cagliari per un problema al cuore, in molti hanno sperato che la sua fibra forte lo avrebbe aiutato a battere l’avversario più duro. Lui, combattente nato, non poteva arrendersi così. Sembrava che le sue condizioni fossero stabili e chi ha parlato con i figli Mauro e Nicola era stato rassicurato. Si sapeva che avrebbe dovuto subire un intervento chirurgico di angioplastica, c’era ottimismo. Il bollettino medico emesso qualche ora prima del decesso era stato rassicurante, parlava di un paziente sereno, stabile. Anche se, tra le righe, si era capito che il problema cardiaco era una cosa grave. Invece Gigi non ce l’ha fatta. Mandando nello sconforto tutto il mondo sportivo e non solo. Aveva 79 anni.

Gigi riva

La giornata Riva è arrivato all’ospedale Brotzu di Cagliari intorno alle 3 del mattino. Le sue condizioni sono apparse subito gravi, per una patologia alle coronarie. I sanitari, che lo hanno visitato e stabilizzato, gli hanno proposto di sottoporsi a un intervento chirurgico di angioplastica dopo aver eseguito alle 10 del mattino una coronarografia. Gigi Riva ha rifiutato, dicendo di avere paura, di volerci pensare e di volersi consultare con i familiari. Alle 17.50 è andato in arresto cardiaco ed è stato portato d’urgenza in sala operatoria.

Alle 19.10 il decesso. Nonostante la situazione fosse apparsa subito complicata, e nonostante gli fosse stato detto che poteva essere in pericolo di vita, il team di medici che ha preso in cura il bomber all’ospedale Brotzu di Cagliari, non si aspettava che morisse. La situazione è però precipitata rapidamente all’improvviso e a nulla è servito l’intervento d’urgenza, ultimo tentativo per salvargli la vita

Leggenda Gigi Riva non è stato soltanto un campione dello sport, ma anche un fuoriclasse di signorilità, di correttezza e anche di etica applicata al pallone. È stato capace di ricoprire con eleganza e autorevolezza ruoli dirigenziali. Nella Figc è stato il “papà” di tutti, l’uomo al quale ci si rivolgeva nelle difficoltà. Aveva sempre la parola giusta per chiunque. Insomma è stato un mito in tutti i sensi, da guardare con ammirazione, dal quale imparare. Un monumento del calcio italiano.

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